Argomento: Astronomia Greca

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Storia dell'Astronomia: Astronomia Greca


Introduzione
I Greci hanno una grandissima importanza nella storia dell'Astronomia. Infatti fecero molte nuove scoperte e ampliarono molto gli orizzonti dell'Astronomia Antica. I Greci ebbero numerosi contatti con altre civiltà dalle quali acquisirono e portarono in Grecia teorie cosmologiche, scoperte scientifiche e matematiche. I Greci si dedicarono all'Astronomia per ampliare le conoscenze astronomiche che avrebbero così garantito maggiore sicurezza nella navigazione e risultati più fertili nell'Agricoltura. Infatti come emerge dall'Odissea di Omero (numerose sono le citazioni di costellazioni, Orsa Maggiore, Orione...) importanti erano i riferimenti celesti per la navigazione. Invece è Esiodo, nei suoi "Giorni e Lavori" ,che sottolinea come attraverso la previsione delle stagioni si possa programmare meglio l'attività agricola così da avere raccolti migliori. Ma nella cultura greca oltre alle normali motivazioni che avevano spinto le antiche popolazioni allo studio dei cieli se ne affianca una nuova che testimonia come sia cambiato l'approccio dell'uomo all'Astronomia. I Greci infatti si dedicarono all'osservazione dei moti celesti anche per poter dare spiegazioni sulla struttura e sui movimenti dell'universo attraverso un metodo logico e razionale. Essendosi resi conto, in seguito alle osservazioni, che vi erano delle chiare regolarità che caratterizzavano i moti dei pianeti giunsero all'idea che tali effetti non dovevano essere causa di un Dio ma che dipendevano da leggi fisiche ben determinate. Questo processo che lentamente andò progredendo rappresenta la nascita della scienza moderna.


La Grecia Classica
I pricipali esponenti dell'Astronomia della Grecia classica, tra il VI e il IV secolo a.C., sono gli esponenti della scuola filosofica dei pitagorici, Filolao, Aristotele e Platone.

Pitagora, fondatore della scuola pitagorica, fu discepolo di Talete e come quest'ultimo gli consigliò si recò in Egitto per apprendere le conoscenze di una civiltà all'epoca molto più avanzata, nel campo scientifico, di quella greca. Di ritorno dall'Egitto andò in India a frequentare i Bramini sulle sponde del Gange. Merito della scuola pitagorica fu soprattutto quello di approfondire i moti della Terra.
Filolao fu il primo a portare oltre i confini della Magna Grecia le dottrine pitagoriche e fu anche il primo che, andando contro i principi della scuola, pubblicò i suoi scritti. Filolao formulò una particolare teoria cosmologica che vedeva un universo con due fuochi, uno posto al centro dell'universo, intorno al quale ruotano i dieci (il numero perfetto) corpi celesti, l'altro posto in una parte più esterna. Inoltre, per spiegare come mai non fosse visibile il fuoco intorno al quale la Terra ruotava, Filolao suppose pure che vi fosse anche un' Antiterra frapposta tra il pianeta terrestre e il fuoco centrale. Nel suo sistema, Filolao sostiene che la Terra impiega 24 ore per girare intorno al fuoco centrale mentre la Luna impiega 29 giorni e mezzo. Inoltre Filolao, a conoscenza che la Luna volge sempre la stessa faccia, sostiene che pure Terra e Antiterra volgono sempre la stessa faccia al fuoco centrale (per quanto riguarda la Terra si tratta dell'emisfero disabitato, è anche per questo che l'Antiterra non è visibile all'emisfero abitato). Per quanto riguarda il Sole Filolao sostiene che è di composizione vitrea e quindi, oltre a brillare della propria luce, riflette anche la luce del fuoco centrale. Ogni volta che Terra o Antiterra si frappongono fra Luna e Sole avvengono le eclissi. Così Filolao spiegava anche la maggior frequenza di eclissi lunari rispetto a quelle solari.


Platone e Aristotele
Platone ipotizzò un universo sferico geocentrico dove la Terra ha una forma sferica e non è sorretta da niente. Intorno alla Terra, inseriti in sfere concentriche, sono presenti gli astri "fissi" e "vaganti" (i pianeti). Le sfere dei pianeti sono sette ma oltre a questi anche la Luna fa parte degli astri "vaganti", essa è infatti inserita nell'ottava sfera, quella con la velocità angolare più alta rispetto alle stelle fisse. Il mese lunare dura 29,5 giorni, mentre 365 sono i giorni necessari al Sole per compiere la sua rivoluzione intorno alla Terra.


Aristotele (384 - 322 a.C.) nella formulazione della sua concezione dell'universo a differenza di Platone riprende parte delle ipotesi pitagoriche e dei concetti espressi da Eudosso (408 - 355 a.C.). In particolare come i primi, considera il cerchio e la sfera le figure geometriche più perfette e le pone quindi alla base del suo sistema. Invece da Eudosso riprende il modello secondo cui l'universo era costituito da 27 sfere omocentriche di diverse dimensioni. L'universo aristotelico oltre ad essere sferico è anche finito perché avendo un centro (la Terra) non può essere infinito.
La Terra è fissa al centro dell'universo ed intorno ad essa ruotano tutti i pianeti e la Luna. Come per Eudosso, ogni pianeta è fissato nella sua sfera più interna ed il suo moto deriva dal movimento di tutte le sfere ad esso collegato. La Terra, secondo Aristotele era immobile nella sua posizione e tale affermazione era indiscutibile poiché qualora essa fosse in movimento allora anche le stelle fisse avrebbero avuto un moto "apparente" che invece non era presente. Invece per dimostrare che la Terra fosse sferica Aristotele ricorse all'osservazione delle eclissi. Infatti se la Terra non fosse sferica le ombre visibili nelle eclissi lunari non sarebbero tondeggianti.
Aristotele aggiunse alle sfere di Eudosso altre 22 sfere che non servivano tanto per migliorare la descrizione delle irregolarità dei movimenti planetari, ma quanto per ottenere un collegamento fra i gruppi di sfere senza che il moto si trasmettesse da quelle esterne a quelle interne. Solo nel caso della Luna non vi fu bisogno di aggiungere sfere, non avendo essa nulla al di sotto che potesse essere disturbato dal movimento della sua sfera.
In totale quindi le sfere che componevano il sistema aristotelico erano 56: una per le stelle fisse; sette per Saturno e Giove (con tre controsfere ciascuno); nove per Marte (con 4 controsfere); nove per Venere e Mercurio (con 4 controsfere ciascuno); nove per il Sole (con 4 controsfere); cinque per la Luna.
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