Argomento: Astronomia Antica

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Storia dell'Astronomia: Astronomia Antica


I Babilonesi
Una delle prime civiltà che si dedicò all'astronomia ottenendo importanti risultati fu quella dei Babilonesi. Fin dalla metà del 23simo a.C. secolo i Babilonesi e i Caldei osservarono il moto di stelle e pianeti. Osservarono anche varie eclissi cercando di far rientrare tale evento in teorie numeriche assai complicate. Molte di queste osservazioni venivano utilizzate in termini astrologici. Infatti i Babilonesi, fondatori dell'astrologia, erano convinti che i movimenti e i cambiamenti nelle stelle e nei pianeti determinavano ciò che accadeva sulla Terra. La civiltà Babilonese vantava un avanzato livello matematico. Erano infatti in grado di risolvere equazioni di primo grado, avevano compreso il concetto di funzione ed avevano compreso la verità del teorema di Pitagora. Infatti è stata ritrovata una tavoletta di argilla (datata tra il 1900 e il 1800 a.C.) dove veniva risolto un problema utilizzando le triple pitagoriche (a, b, c con a2 + b2 = c2). Ma essi al posto del sistema decimale usavano un sistema sessagesimale. Da qui nacque infatti la loro divisione del giorno in 24 ore, suddivise in 60 minuti di 60 secondi. Suddivisione che è sopravvissuta per quaranta secoli. Il principale motivo che aveva portato i Babilonesi allo studio dei moti celesti, e in particolare quello del Sole e della Luna, era la volontà di perfezionare il loro calendario. Infatti era usanza designare l'inizio del nuovo mese in corrispondenza (il giorno dopo) della luna "nuova". Inizialmente questa data veniva stabilita in base alle osservazioni ma successivamente nacque il desiderio di poter calcolare tale data in anticipo. Verso il 400 a.C. i Babilonesi realizzarono che i moti apparenti di Sole e Luna non avevano velocità costante. I due corpi celesti infatti davano l'impressione di aumentare la loro velocità, fino a raggiungere quella massima a metà della loro rivoluzione, per poi attuare una graduale decelerazione nella seconda metà del moto. Per giustificare tale comportamento inizialmente, teorizzarono che la Luna avesse due diverse velocità costanti per i due diversi momenti della sua rivoluzione, in seguito, affermarono che la velocità della Luna era una grandezza che aumentava dal valore minimo fino al massimo, durante metà della sua rivoluzione, e che poi nuovamente raggiungeva il minimo valore al termine del ciclo. Con questi calcoli potevano prevedere l'arrivo della Luna "nuova" (e quindi l'inizio del mese) e calcolarne la posizione nell'arco del mese. Nelle città di Uruk e Babilonia sono state ritrovate numerosissime tavolette a caratteri cuneiformi (foto 1) che riportano questi calcoli dei moti lunari
eseguiti principalmente da Naburiannu (491 a.C.) e Kidinnu (379 a.C.), due tra i più importanti astronomi Babilonesi che probabilmente sono coloro che potrebbero aver inventato questo sistema di calcolo. Per quanto riguarda la concezione della Terra, i Babilonesi ritenevano che la Terra fosse come un disco piatto intorno al quale scorreva un fiume oltre la cui sponda si innalzava un'impenetrabile catena montuosa che sorreggeva la volta celeste (costituita da una metallo molto forte). Il tutto galleggiava nel cosmo che era visto come un enorme oceano. Nelle montagne, al Nord, vi era un tunnel che apriva verso l'esterno e che inoltre collegava due porte poste ad Est e ad Ovest. Il Sole entrando dalla porta di Est sorvolava la Terra (al di sotto della volta metallica), ed usciva ad Ovest rientrando nel tunnel che l'avrebbe riportato ad Est nel periodo della notte.




Gli Egizi
L'economia e la vita della civiltà egizia era strettamente legata alla periodicità delle variazioni di portata del Nilo. Fu proprio questo uno dei principali motivi (insieme a quelli religiosi) che spinsero questa civiltà all'osservazione dei cieli. Infatti gli Egizi cercavano nei cieli le regolarità che gli permettessero di creare un valido calendario (foto 1).

Il calendario egizio (foto 1) aveva 365 giorni e venne utilizzato per molti secoli. Stranamente non lo corressero mai pur essendosi resi conto che ogni quattro anni la data scalava di un giorno (essendo un anno composto da 365 giorni e 1/4). Quindi dopo 730 anni si trovarono ad avere un ritardo di sei mesi, e il calendario all'arrivo dell'estate annunciava l'avvento dell'inverno. I sacerdoti egizi si servivano di tre metodi per stabilire il sopraggiungere del nuovo anno:

Gli Egiziani ritenevano che il cielo fosse un tetto situato sopra il mondo, retto da quattro colonne poste nei punti cardinali. La Terra non era concepita come una sfera ma bensì come un rettangolo piatto avente il suo lato lungo sull'asse Nord-Sud al centro del quale ovviamente era situato il Nilo che rappresentava la fonte della vita.

Presso molti dei monumenti egiziani vengono riscontrati degli allineamenti astronomici. Il caso più celebre è quello della piramide di Cheope e delle piramidi minori che sarebbero allineate perfettamente con le stelle di Orione così com'erano visibili all'epoca egizia. All'interno della piramide di Cheope, inoltre, anche le lunghe gallerie nell'antichità puntavano verso stelle particolari. Tutti questi elementi stanno amostrare quanto sia stato vivo l'interesse astronomico degli Egizi




Visuale dall'alto delle Piramidi

Immagine delle Stelle di Orione

L'allineamento tra le Stelle di Orione e le Piramidi



I Cinesi
I cinesi furono dei grandi osservatori del cielo. Le testimonianze delle loro innumerevoli osservazioni ci sono giunte attraverso due fonti principali: i documenti originali cinesi (ma essi sono soprattutto voluminosi annali o atti di governo) e le relazioni dei viaggiatori europei (soprattutto dei missionari gesuiti). I cinesi ebbero modo di fare numerose osservazioni, dalle eclissi alle supernove. Tra queste la più importante è sicuramente la supernova avvenuta nel 1054 d.C. che durò per 2 anni, dalle quale si andò formando la Nebulosa del Granchio (foto 1).

Le numerosissime osservazioni cinesi portarono, addirittura nel XXIV secolo a.C., ad un prima ed importante classificazione delle stelle e delle costellazioni. In seguito all'incirca nel 120 a.C. venne eseguita una seconda classificazione caratterizzata da circa 300 raggruppamenti, più piccoli rispetto al catalogo stellare di Tolomeo dove invece le stelle erano riunite in 48 costellazioni di maggiori dimensioni. Benché i cinesi nei loro viaggi si siano diretti in zone ove era possibile osservare astri non visibili alla latitudine di Pechino, non ci sono giunte descrizioni del cielo meridionale da parte dei cinesi.

L'Astronomia in Cina aveva una tale importanza che venne addirittura instaurato un "Tribunale Astronomico" che si rifaceva direttamente allo stesso sovrano.
Infatti per i cinesi il "divino" era costituito da un Dio supremo ma l'autorità divina veniva direttamente dal cielo, senza un Dio "intermediario". L'imperatore veniva considerato il "figlio dei cieli" e come tale aveva il compito di mantenere l'armonia tra la Terra e il Cielo. Tutto questo è sintetizzato nell'ideografico cinese "imperatore" (foto 2). I tre segni orizzontali simboleggiano rispettivamente: il cielo, l'imperatore e la Terra. E' l'imperatore che, essendo situato tra cielo e Terra, ne deve curare il rapporto (simboleggiato dalla linea verticale).

Grande merito dei cinesi fu quello di introdurre strumenti per l'osservazione astronomica e per la navigazione. Fin dal XXII secolo a.C. infatti utilizzavano clessidre a due recipienti sovrapposti, tubi di puntata, specchi convessi e concavi. Successivamente, dopo aver compreso gli effetti della polarità magnetica, giunsero anche alla scoperta della bussola, strumento indispensabile per la navigazione. Secondo la prima idea cosmografica cinese la Terra corrispondeva ad una superficie piatta con sopra un cielo rotondo, e tutti i pianeti avevano un moto di rivoluzione intorno alla Terra. Successivamente questa concezione venne sostituita da una nuova che vedeva sempre la Terra al centro dei moti degli altri corpi celesti, ma con un forma tonda.


Gli Indiani
In India era stato teorizzato che la Terra fosse una sfera suddivisa in quattro continenti. Dalle osservazioni effettuate si resero conto che il moto dei pianeti non seguiva orbite perfettamente circolari e quindi teorizzarono che ciò era dovuto, secondo la concezione "vedica", all'azione di un "vento cosmico".
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