A differenza della tradizione letteraria astronomica greca, in quella Latina mancano
veri e proprio trattati astronomici, questo anche perché a Roma l'Astronomia non venne molto
curata come scienza se non in seguito all'affermarsi dell'astrologia. Infatti, a differenza
della Grecia e dell'Egitto non abbiamo notizie di importanti astronomi latini. Comunque
in molti autori troviamo importanti riferimenti legati al mondo dell'Astronomia.
A Roma, furono Manilio e Germanico che con la poesia didascalica portarono l'interesse astronomico alla letteratura latina. Entrambi scelsero come modello Arato, dotto poeta greco che ebbe notevole influenza sulla poesia latina (la sua influenza viene rintracciata anche in Virgilio, Varrone Atacino, Cicerone e Avieno). A partire dall'età di Cesare l'interesse per l'Astronomia, ma soprattutto per l'Astrologia, divenne un'importante componente della cultura latina. Questo interesse non era solo scientifico ma era anche filosofico e religioso. La grande importanza che l'Astrologia andò assumendo a Roma viene anche sottolineata da Orazio che nell'ode del carpe diem fa accenno ai Babilonesi e esorta Leuconoe a non fare affidamento ai loro "numeri".
Germanico era un uomo di potere (figlio adottivo di Tiberio). Si segnalò combattendo contro i Germani ed ebbe una morte improvvisa che venne attribuita ad un complotto politico. Tra le sue opere ci sono giunte un poemetto incompleto di 725 versi intitolato Aratea, che non è altro che una versione dei Fenomeni di Arato. La seconda opera che ci è giunta, Prognostica, è una rielaborazione più libera dei Pronostici dello stesso Arato. Va ammirata l'attenta cura formale e la scorrevolezza delle opere di Germanico soprattutto tenendo conto della sua intensa attività militare e politica. Le opere, soprattutto se si fa riferimento a Manilio, hanno un bassa implicazione filosofica e nel complesso, la produzione di Germanico può essere considerata come la dotta occupazione di un giovane curioso e di elevata cultura che però non si sente chiamato ad una missione letteraria.
Manilio , al contrario di Germanico è un personaggio enigmatico, infatti sono scarsissime le notizie che ci sono pervenute riguardo la sua vita. Le poche notizie vengono da un suo poema didascalico, Astronomica, che però risulta essere privo di elementi autobiografici.
L'opera, che conta un numero di poco superiore ai 4200 versi, è costituita da 5 libri in esametri.
Il primo libro è dedicato alla descrizione del cosmo e comprende le ipotesi di Manilio sulla sua origine. I restanti 4 sono per lo più dedicati a studi di interesse astrologico (lo zodiaco, i locus Fortunae…). Tra i contemporanei di Manilio era ancora grande la diffidenza nei confronti delle dottrine astrali e nei confronti di figure come maghi e astrologhi. Manilio fu il più convinto tentativo di dare dignità e credibilità a queste dottrine. L'opera si interrompe bruscamente e molto probabilmente è incompiuta. Manilio è alla ricerca di un ordine universale, di una ratio cosmica che muova la grande macchina dell'universo determinando la storia dell'uomo. Manilio è chiaramente uno stoico. La sua poesia ha un tasso insegnativo molto alto, e questo lo porta anche vicino a Lucrezio in cui Manilio vede il modello per il poema didascalico "alto". A differenza dei poeti neo-alessandrini e anche di Germanico, Manilio non è spinto solo da una dotta curiosità, e non vuole soltanto limitarsi a futili descrizioni.