Argomento: Astronomia nella Letteratura Latina

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Callimaco
Callimaco (300 .a.C.), come poeta si distinse per i componimenti brevi, tra i quali ci sono pervenuti sei inni, circa sessanta epigrammi, il poemetto in esametri Ecale e i quattro libri di elegie intitolati Aitia ("Cause", "Origini"). Lo stile degli inni (modellati su quelli attribuiti a Omero) è leggero e cangiante: passa dal linguaggio solenne a quello popolaresco, dalla drammaticità a un umorismo pungente che non esita a colpire anche gli dei. L'Ecale, che racconta un episodio piuttosto marginale della vita di Teseo, privilegia del mito non l'azione eroica, ma gli aspetti più intimi e domestici. Le elegie degli Aitia narrano episodi mitici o eroici accomunati dal fatto di costituire la remota origine di riti, feste, istituzioni e nomi. Nonostante l'ostentata e talora fredda erudizione e gli artifici del linguaggio, Callimaco rivela una grande arte nella cura ossessiva dei dettagli e nella scoperta di nuove possibilità espressive della parola. La sua influenza sulla letteratura successiva fu immensa: Ennio, Catullo, Properzio lo considerarono un modello sommo e, tramite loro, la sua concezione di una poesia sperimentale, intellettualistica, raffinata ed elitaria divenne un elemento vitale per l'intera storia letteraria europea.
Con gli Aitia Calimaco si era proposto di esaminare, miti leggende, e riti della cultura greca con l'obbiettivo di trovare la causa che aveva portato a quelle credenze. Spesso questi erano legati al mondo dei cieli come nel caso del mito della Chioma di Berenice, episodio che lo stesso Callimaco tratta a conclusione del quarto ed ultimo libro degli Aitia. L'elegia, dedicata alla moglie di Tolomeo III (detto Evergete: "il benefattore"). Secondo il mito, Berenice, moglie di Tolomeo III aveva reciso un ricciolo della sua chioma per offrirlo come dono votivo affinchè il marito tornasse salvo da una spedizione militare.
Ma il ricciolo scomparve dal santuario di corte. L'astronomo di corte Conone immaginò di riconoscerlo in una nuova costellazione, detta per l'appunto "Chioma di Berenice", nome che ancora oggi porta (foto 1, 2 e 3). Calliamco in seguito fa parlare il ricciolo stesso, che elogia la fedeltà della regina. Con questo stratagemma Callimaco evitò di cadere in una scoperta adulazione. L'elegia è caratterizzata da un tono confidenziale e non esente di ironia. Del testo originale ci sono pervenuti solo 30 versi, ma ci è anche giunta una traduzione integrale di Catullo



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